Walter Angelici – Nativita’, anno 2007

Walter Angelici – Nativita’, anno 2007

Nella Natività di Walter Angelici anche il cielo, come la Madre, sembra fermarsi in contemplazione, si curva avvolgente sulle tenere membra del Bambino. Dopo quell’abbraccio carico di affetti, sappiamo che Maria porrà il figlio nella mangiatoia perché sia consegnato al mondo. “Il verbo si è fatto carne affinché fossimo nutriti col latte dell’infante”, dice Agostino di Ippona, e Angelici nella tristezza del viso di Maria, allude già al dramma di quell’offerta. “Cristo nostro Signore dice: Io non possedevo di che morire; tu uomo non avevi di che vivere! Ho tratto da te di che io dovessi morire per te, trai da me di che tu viva con me.” Il cielo è turchino, spigoloso, puntuto eppure morbido perché il mistero lo amalgama; il manto riempie quasi tutto lo spazio della tela; e ciò che resta dello sfondo è solo un incorniciare un evento incomprensibile, che comunque viene amorevolmente accolto. Chi guarda si sente inadeguato alla realtà, a ciò che sta accadendo, mentre un orizzonte già infinito preannuncia amore. Il manto si apre di luce sul volto di una Madre e di un Figlio uniti nel loro dono all’umanità. Dolore e al contempo pace accompagnano questo dono, che già nei primi palpiti disvela lo strazio della crocifissione. L’immersiva veste di Maria si tinge di azzurro e di rosso e il sangue e il cielo si uniscono.