PIU’ GRANDE DI ME. VOCI EROICHE DALLA EX JUGOSLAVIA. MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma

PIU’ GRANDE DI ME. VOCI EROICHE DALLA EX JUGOSLAVIA. MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma

Fino al 12 settembre 2021

A 30 ANNI DALLA GUERRA CIVILE LA RINASCITA DEI TERRITORI CON L’ARTE

Negli stessi giorni dell’inaugurazione della mostra al MAXXI, arriva la notizia che Nuova Gorica è stata nominata Capitale della Cultura Europea per il 2025. Quasi a voler sottolineare come, dopo ogni tragedia si può ricominciare e riprendere il cammino per neutralizzare le frontiere poste dalla storia. E infatti PIU’ GRANDE DI ME è una mostra simbolo che narra l’assedio di Sarajevo (5 aprile 1992-29 febbraio 1996) e non solo, quando la multiculturalità fu ferita e cancellata. Tante le storie, tante le lacrime, tanti gli artisti che espongono le loro opere qui a Roma per testimoniare il nuovo volto di quei territori. I minatori del bacino di Kolubara in Serbia, sono i protagonisti della serie fotografica di Igor Grubić intitolata “Angels with dirty faces” che dall’alto dell’ingresso ci guardano in nove grandi ritratti di operai in tuta, i volti sporchi di fuliggine, seduti con alle spalle due ali bianche che spuntano dipinte sulle lamiere. Quasi cento opere di oltre sessanta artisti originari dei diversi paesi della ex Jugoslavia, raccontano un territorio attraversato da conflitti e la sua utopia – la Jugoslavia socialista – costruito inizialmente su un ideale di fratellanza. La mostra è organizzata intorno a otto sezioni interconnesse. Le prime quattro (Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, Speranza), contraddistinte dal colore azzurro, rappresentano gesta eroiche e valori per cui in passato si era disposti a lottare e a perdere la vita. Le altre quattro (Rischio, Individuo, Alterità, Metamorfosi) caratterizzate dal colore rosso, descrivono il mondo di oggi, nel quale l’essere umano è sempre meno in armonia con se stesso, con gli altri e con la natura. Il percorso espositivo è curato da Zdenka Badovinac (direttrice del Museo di Arte moderna di Lubiana) e da Giulia Ferracci, alle quali alcuni dei protagonisti della mostra racconteranno le loro opere tramite contributi d’artista inediti. Molti quindi i cosiddetti “eventi collaterali”, che però qui sono parte integrante di un fluido quanto emozionante palinsesto. I problemi sono ancora quasi tutti irrisolti e un’analisi critica obiettiva del passato e del presente nei Balcani è pressoché impossibile. Sanja Ivekovic in “GEN XX” e Vlasta Delimar con “LADY GODIVA” puntano sull’emancipazione femminile. Non manca Marina Abramovic, notissima e seguitissima da sempre (oggi ha 74 anni ma non smette di stupire), con l’installazione RHYTHM del 1974 che intendeva dare luce alla libertà fisica. Il video narra la performance della Abramovic dove con 72 oggetti, dalla penna alla pistola, si tenta di interagire con il suo corpo in stato di sottomissione, fino al raggiungimento di una minima aggressività. Marina Abramovic sarà a Roma a luglio e non mancherà di stupirci ancora.

Info: MAXXI

Didascalia dell’immagine in alto: Igor Grubić, Angels with dirty faces

 


Marina Abramovic, Rhytm O, 1974


Jasmina Cibic, Nada-Act II, 2017


Djorge Balmazovic, Calendar, 2019-2020


Darinka Pop-Mitic, For unity and solidarity of the Yugoslav people with people of Latin America, 2012