Caravaggio da toccare

caravaggio 4 - 324 241

Caravaggio da toccare

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Pinacoteca Civica Podesti di Ancona
Fino all’8 gennaio 2017

Si arricchisce l’allestimento del prestigioso dipinto “Ragazzo morso da un ramarro” del Caravaggio ospitato alla Pinacoteca Civica Francesco Podesti di Ancona fino all’8 gennaio 2017 con la sua traduzione tattile grazie al rilievo in resina realizzato da Massimiliano Trubbiani del Museo Tattile Statale Omero. Un’occasione straordinaria per i non vedenti e un’opportunità unica per tutti.

 

NOTA DI MASSIMILIANO TRUBBIANI

Quando il Prof. Aldo Grassini, Presidente del Museo Tattile Omero, mi ha chiesto di pensare a come rendere fruibile da parte di ciechi e ipovedenti il celebre dipinto di Caravaggio “Ragazzo morso da un ramarro”, esposto in una saletta della Pinacoteca Civica di Ancona, ho sfoderato tutto l’arsenale relativo alle possibilità tecniche appartenenti al mondo della tiflologia allo scopo di conseguire questo obiettivo. A dire il vero, le possibilità dal punto di vista tecnico didattico sono relativamente poche, o riconducibili a una ridotta serie di proposte. Primo su tutte è il disegno a rilievo, ricavato da un attento lavoro di traduzione – quindi di rilettura – dell’opera presa in oggetto, della quale si presentano, a rilievo, solamente le linee di contorno e non i suoi volumi. In secondo luogo, la traduzione plastica, a rilievo alto, dell’opera, realizzata mediante svariate materie (plastilina, argilla, legno, resina, ecc.) riesce meglio a dar vita ai volumi veri e propri, anche se nel dipinto i volumi sono prodotti dal gioco di ombre e luci che il pittore riesce a conferire, quindi mediante artificio visivo. Una terza e possibile modalità tecnica consiste nella traduzione a tutto tondo dell’opera presa in esame: una vera e propria reinterpretazione di ciò che esiste solo in una realtà bidimensionale, una ricostruzione assai costosa, in termini di tempi di realizzazione e di materiali, ma che sicuramente risulta essere un linguaggio assolutamente vincente nell’ottica dello scopo da raggiungere. A ragion veduta, la scelta non poteva che cadere sulla soluzione tecnica e linguistica meno invadente e costosa ma certamente efficace: la traduzione plastica a rilievo variabile del dipinto preso in esame. Sicuramente più efficace del disegno a rilievo, che dell’opera esamina solamente le sue linee, il suo impianto segnico e strutturale, tralasciando i volumi e lo spazio, elementi fondamentali nell’economia di una ricostruzione tutta mentale delle forme e delle situazioni plastiche che l’opera suggerisce. Il ragazzo morso da un ramarro è un dipinto a olio su tela realizzato dal grande Caravaggio, che racconta in maniera semplice e diretta questo accadimento con il suo fare tipico, ossia presentando un impianto formale, cromatico e luministico dal forte richiamo teatrale. La profondità suggerita dagli elementi presenti nella scena, le marcate zone d’ombra, la luce che diventa quasi abbagliante in alcuni punti del lavoro, la mimica facciale del ragazzo e la sua gestualità recitata con clamore sono gli elementi che ho dovuto affrontare, studiandoli attentamente, nel momento in cui ho iniziato questo delicato lavoro di traduzione plastica. Perché proprio di traduzione si tratta. Parlando di difficoltà, questo è uno degli aspetti più noti per chi opera in questo aspetto della tiflologia: nel nostro caso, ho operato una traduzione, un cambiamento di linguaggio espressivo, da quello segnico – cromatico bidimensionale del dipinto pittorico a quello plastico – formale – materiale a rilievo varabile della scultura. È chiaro che ciò ha comportato una reinterpretazione del disegno originale, che nel nostro caso è più una rilettura operata tenendo a mente i criteri appartenenti al mondo della lettura aptica, la tiflodidattica. Esaminando la scena dipinta dal Maestro, troviamo un susseguirsi di piani o quinte che determinano una forte profondità, a partire dal primo elemento che il fruitore trova innanzi. Al centro, disposti su di un piano (forse un tavolo) troviamo un insieme di frutti tipo bacche o acini d’uva insieme a foglie; nell’angolo, in basso a destra, un ramoscello di foglie sembra indicare la diagonale del dipinto e suggerire all’occhio del fruitore la direzione da seguire: il vaso. All’interno del vaso, in vetro trasparente, un gruppo di ramoscelli completi di foglie verdi con al centro una rosa bianca con le estremità immerse nell’acqua trasparente. Ma l’occhio, ora, si sposta impercettibilmente sulla sinistra, forse attirato da un qualcosa che sta accadendo e che turba questa tranquilla vista di elementi vegetali: una lucertola o simile che si attacca con certa veemenza al dito medio della mano sinistra di questo giovane malcapitato. Il gesto è repentino, la mano colpita sembra irrigidirsi mentre l’altra mano viene portata all’indietro, quasi a sottolineare lo spavento con una gestualità accentuata, teatrale, partecipata da tutto il corpo visibile e dal volto. Già, il volto, insieme la mano e la spalla contratta, sono gli elementi che colpiscono immediatamente noi fruitori e che, sapientemente, il Maestro ha illuminato con una forte luce proveniente da sinistra… la giovinezza di quel volto pulito, caratterizzato da un bel colorito roseo, sembra essere brevemente oscurata e deformata da questa scossa improvvisa, causata da questo scellerato ramarro che spunta a sorpresa tra gli elementi vegetali quasi a voler rivendicare la sua parte di pasto fatta di bacche e acini d’uva. In fondo, l’evento – banale e stupido in sé – nasconde una scena caratterizzata da un complesso impianto strutturale – formale, con delicati ed equilibrati giochi di chiaro scuro e cromie che accrescono il senso di drammaticità. Il rilievo plastico presenta varie altezze o aggettanze prodotte proprio da queste profondità di cui ho accennato, che se seguite alla lettera avrebbe prodotto un rilievo altissimo. Invece l’intento era quello di staccare le figure dal fondo solo in parte, cercando di rendere gradevole la percezione tattile e comprensibile la scena intera. Questo è lo scopo che si prefigge di compiere questa scultura: dar modo a non vedenti e ipovedenti di potersi fare un idea del contenuto formale del dipinto, da sommare poi alle spiegazioni che in genere abbondano. Un’occasione importante per ricordare che i beni culturali vanno resi accessibili a tutti, cercando di abbattere quelle barriere che certa mentalità ottusa, vecchia e ignorante vorrebbe siano incrollabili.

Massimiliano Trubbiani Museo Tattile Statale Omero – Ancona, Dicembre 2016

Info: Museo Omero

 

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