Paolo Veronese, da tagliapietra a imprenditore. È sua la prima azienda familiare del Veneto

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Paolo Veronese, da tagliapietra a imprenditore. È sua la prima azienda familiare del Veneto

veronese-autoritrattoPaolo Veronese. L’illusione della realtà

Palazzo della Gran Guardia, Verona

Fino al 5 ottobre 2014

 

Paolo Caliari, nato a Verona nel 1528, è figlio di uno scalpellino tanto che si firmò per qualche tempo Paolo “spezapreda” (cioè tagliapietra), ma non si conosce quanto e come abbia aiutato il padre nella scultura. Ben presto infatti viene messo a bottega da Antonio III Badile per imparare i segreti della pittura. La sua vivace curiosità lo spinge a confrontarsi con molteplici linguaggi artistici, che insieme alla non comune abilità tecnica e compositiva ne fecero ben presto un pittore richiesto anche oltre i confini cittadini: tra 1555 e 1557 infatti si trasferisce stabilmente a Venezia.

Artista pacato e oculato che non si lascia prendere la mano dal successo, decretato dal crescente numero di commissioni della più variegata tipologia, tanto religiose quanto private, iniziando a investire nei primi acquisti terrieri il capitale che la professione gli consentiva di accumulare. Assistito dal fratello, comincia ad organizzare in maniera sempre più attenta la propria bottega che lavora in perfetta sintonia e unità di intenti con il maestro, portando a termine imprese decorative considerevoli. Con la fama cresce anche la credibilità del pittore, anche presso gli organi ufficiali della Repubblica, che non solo gli affida commissioni ma lo ne richiede anche la consulenza professionale.

Gli anni settanta sono ricchi di impegni per il pittore, in particolare è richiesto dai principali ordini religiosi per le sue Cene. Nel 1573 per la chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia (oggi a Venezia, Gallerie dell’Accademia) gli è commissionata un’Ultima Cena ma l’artista affronta la tematica da un punto di vista fortemente innovativo e particolare: fatto che gli comporta un processo dell’Inquisizione. Veronese difende strenuamente le proprie scelte, analizzando la presenza e la disposizione di alcune figure contestate dall’organo religioso. Viene condannato a modificare il nome dell’opera, una scelta che comunque il pittore preferì alle modifiche richiestegli.

Il nuovo titolo del dipinto diventa il Convito in casa di Levi, che ricalca un episodio del Vangelo di Luca in cui Matteo, o appunto Levi, prepara una grande festa nella propria dimora.

L’episodio del processo non intacca la fama né la stima di cui il pittore godeva presso le alte sfere del potere politico veneziano, continua inoltre a realizzare opere per chiese e palazzi di Padova, Udine e Vicenza e aumenta fortemente il numero di commissioni a carattere religioso. Anzi nel corso degli anni infatti Veronese mette a punto un linguaggio che si confaceva alla rinnovata spiritualità dettata dalla Controriforma, circostanza che pone le sue opere tra le più ricercate dell’epoca.

L’esordio in bottega dei figli segna il definitivo passaggio ad un’azienda di tipo familiare, inserendo così l’impresa veronesiana nell’alveo della consolidata tradizione veneta del passaggio di mestiere di padre in figlio. Muore nel 1588 a Venezia in seguito ad un’infezione polmonare, i familiari lo seppelliscono nella chiesa di San Sebastiano, che può considerarsi il tempio veronesiano. In seguito e per alcuni anni il fratello e i figli decidono di tenere in vita la bottega e la memoria del maestro, firmando talvolta le loro opere con l’eloquente sigla “Haeredes Pauli Caliari Veronensis”.

La mostra di Verona, la prima di tale ampiezza in Italia dopo quella memorabile curata da Rodolfo Pallucchini a Venezia nel 1939, presenta Paolo Veronese attraverso circa 100 opere, fra dipinti e disegni, provenienti dai più prestigiosi musei italiani ed internazionali, in sei sezioni espositive: la formazione a Verona, i fondamentali rapporti dell’artista con l’architettura e gli architetti (da Michele Sanmicheli a Jacopo Sansovino a Andrea Palladio), la committenza, i temi allegorici e mitologici, la religiosità, e infine le collaborazioni e la bottega, importanti fin dall’inizio del suo lavoro. La mostra è inoltre integrata da diversi itinerari per riscoprire le opere dell’artista nel Veneto e da altre tre mostre: a Vicenza: Quattro Veronese venuti da lontano. Le Allegorie ritrovate; a Padova: Veronese e Padova. L’artista, la committenza e la sua fortuna; a Castelfranco Veneto, Treviso: Veronese nelle terre di Giorgione.

Info: Veronese

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