Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Centro Culturale Altinate/San Gaetano, Padova

Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet di Parigi. Centro Culturale Altinate/San Gaetano, Padova

Fino al 21 luglio 2024

IMPRESSIONISTI 1874: UN AMORE INIZIATO CON MONET

A 150 anni dalla prima mostra a Parigi che sancì la nascita del movimento Impressionista nel 1874, una imperdibile mostra a Padova diventa una grande festa-omaggio a chi è considerato il padre della corrente artistica più celebrata al mondo: Claude Monet. Tutto iniziò, appunto nel 1874, quando fu esposto Impression, soleil levant -Impressione, levar del sole. Per lo più provenienti dal Musée Marmottan Monet, oltre 50 capolavori – tra cui le Ninfee, gli Iris, i Paesaggi londinesi e molti altri ancora – arricchiti da sale spettacolari, tantissimi contenuti, video, testimonianze e atmosfere magiche, compongono un emozionate racconto. Le opere esposte sono quelle conservate dal Museo di provenienza, Museo che custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell’artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966. Sono le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, da cui non ha mai voluto separarsi. Tra i pezzi storici: Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), Il treno nella neve. La locomotiva (1875), Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920). La mostra è quindi anche un viaggio nel mondo intimo di Monet, nella sua casa e nella sua anima; dagli inizi fino a quasi la sua morte nel 1926. Nel 1874-75 dipingeva Il ponte e poi ancora Il treno nella neve, forse per inserirsi nella voglia di modernismo dilagante. Più che la velocità del terno, lo eccita di più il fumo della locomotiva come in Vètheuil nella nebbia. Né strade, né monumenti delle città dove ha vissuto che ha conosciuto, attirano veramente. In fondo ama solo la luce, gli spiragli, i gettiti di colore e di intensità di cose e spazi. Ciò che percepisce è ciò che vede e che poi dipinge. Un’ombra, una nuvola, un raggio potevano raffigurare l’invisibile, in definitiva, lo spirituale. Monet ebbe una lunga vita; ebbe figli; due matrimoni. Con il tempo le sue opere migliorano, acquistano in bellezza e maestria. Una delle ultime opere è Glicini (1920), dove i fiori si rarefanno lasciando striature di rosso e lilla, fino annegare in un azzurro violaceo.

Info: Centro Culturale Altinate/ San Gaetan

Didascalia dell’immagine in alto: Claude Monet, Ninfee, 1916-1919

 

Claude Monet, Il treno nella neve. La locomotiva, 1875


Claude Monet, Ninfee, 1916-1919


Claude Monet, Iris, 1924-25