KLIMT. LA SECESSIONE E L’ITALIA. Museo di Roma – Palazzo Braschi, Roma

KLIMT. LA SECESSIONE E L’ITALIA. Museo di Roma – Palazzo Braschi, Roma

Fino al 27 marzo 2022

TUTTO IL DORATO MISTERO DELL’EROS

Con l’esposizione Klimt. La Secessione e l’Italia l’artista austriaco torna a Roma, dove 110 anni fa, dopo aver partecipato con una sala personale alla Biennale di Venezia del 1910, fu premiato all’Esposizione Internazionale dʼArte del 1911. Si tratta quindi di un secondo abbraccio e di un ulteriore grande successo espositivo. Infatti fin dai primi giorni in tanti hanno voluto immergersi nell’oro, nell’eros, nella seduzione e nel mistero di donne bellissime e misteriose. Si tratta certamente di uno tra i più noti ed amati artisti che la mostra di Palazzo Braschi propone ripercorrendo l’intero itinerario della sua lunga vita e della produzione artistica, sottolineando  il ruolo di cofondatore della Secessione viennese e indagando sul suo rapporto con l’Italia, meta dei suoi viaggi e luogo di alcuni suoi successi espositivi. Siamo nell’Europa a cavallo di due secoli: Parigi sta alla mondanità quanto Vienna alla cultura. Il gruppo fondato da Klimt e da altri artisti, la Secessione, vuole sottrarre la moda al contesto aristocratico inaccessibile ai più e dare alla realtà il profilo del quotidiano. Questo impegno sociale dell’arte si materializza attraverso colori smaltati e fondi in mosaico: tessere che costruiscono un decorativismo ricco di simbolismi. Sono circa 200 le opere esposte, tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture di Klimt e degli artisti della sua cerchia. Tra i maggiori prestatori, oltre alla Neue Galerie Graz, il Museo Belvedere e la Klimt Foundation di Vienna, tra i maggiori custodi dell’opera klimtiana. E da qui arrivano le opere maggiormente iconiche del maestro, come la celebre Giuditta I (1901), Amiche (Le sorelle), del 1907, e alcune tra le creazioni più tarde del pittore, riferibili all’ultimo biennio di vita dell’artista (1917-18), come la Signora in biancoAmalie Zuckerkandl e l’incompiuto La sposa. Da segnalare anche la presenza di un altro quadro tardo (1916-17), assurto agli onori della cronaca per un misterioso furto con successivo ritrovamento. Il 22 febbraio del 1997 il Ritratto di signora fu infatti rubato dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, con modalità che le indagini (ancora in corso) non riusciranno mai a chiarire del tutto. Dopo una ridda di sedicenti informatori, medium, tentativi di estorsioni e confessioni dubbie, il dipinto ricompare ventitré anni dopo, il 10 dicembre 2019, con modalità perfino più enigmatiche di quelle del furto: fu ritrovato infatti in un piccolo vano, chiuso da uno sportello senza serratura, in un sacchetto di plastica, lungo il muro esterno dello stesso museo piacentino, durante alcuni lavori di giardinaggio. Nell’ambito della mostra si possono ammirare anche esempi di artigianato improntati al modernismo europeo. Alla secessione aderirono, del resto, anche architetti, designer e scenografi come Otto Wagner, Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich, Koloman Moser e Alfred Roller. Particolare attenzione merita “Il Fregio di Beethoven”, decorazione murale lunga più di 34 metri realizzata da Klimt in occasione di una mostra-omaggio a Ludwig van Beethoven.

Info: Museo di Roma

Didascalia dell’immagine in alto: Gustav Klimt, La sposa, 1917-18

Ritratto di signora, 1917


Amiche (Le sorelle), 1907


L’albero della vita, 1909

Giuditta, 1901


Ritratto di Amalie Zuckerkandl, 1917