Damien Hirst. Archaeology Now. Galleria Borghese, Roma

Damien Hirst. Archaeology Now. Galleria Borghese, Roma

Fino al 7 novembre 2021

POTERE DEL BAROCCO FANTASTICO

Il Cardinale Scipione Borghese, padrone di casa dell’esclusiva, raffinata, preziosissima dimora che oggi è la Galleria Borghese, forse approva questa rivoluzionaria mostra. Damien Hirst con più di 80 opere ha invaso il gigantesco atrio, le sale e i corridoi in un gioco di dialogo e di rimando con i pezzi più amati della collezione. Dalle tele di Tiziano, Raffaello e Leonardo, ai Caravaggio fino alle sculture direttamente commissionate da Bernini, Hirst intesse con loro passionali ed inquietanti relazioni. Forse grida più che conversazioni. Non si patteggia. Ricordiamo che è pur sempre forse il più osannato e non di meno il più discusso artista d’oggi. A cominciare dalle meduse in oro o malachite o bronzo nella sala dei sei Caravaggio, alle due grandi teste di unicorno davanti ai Raffaello, fino ai due minacciosi cerberi che sembrano ringhiare al ratto di Proserpina scolpito da Bernini. Ma le opere dell’artista di Leeds sembrano mimetizzarsi, se non addirittura enfatizzarsi in quelle stanze già incredibili, con personaggi favolosi, soggetti mitologici, rielaborazioni raffinate e coltissime di reperti archeologici. Sculture in materiali preziosi, oro e argento, marmo, bronzo e poi cristallo di rocca, corallo, pietre dure. Non c’è competizione tra passato e presente ma una perfetta fusione artistica magica e misteriosa. La mostra, curata da Anna Coliva e Mario Codognato, spazia su arte, filosofia e letteratura. “La grande arte o la buona arte – spiega Hirst – è quella che, quando la guardi e ne fai esperienza, ti rimane nella mente. La grande arte è quella che non ti fa smettere di pensare, dopodiché diventa memoria”.Oltre ai lavori di Treasures from the Wreck of the Unbelievable, sono esposti per la prima volta i dipinti della serie Colour Space, del 2016. Si tratta di un’evoluzione dei famosi Spot Paintings. Hirst li definisce “cellule al microscopio, perché fluttuano nello spazio, scontrandosi e fondendosi l’una nell’altra, con un senso di movimento che contraddice la staticità tipica della tela. Tra storie immaginate, archeologie inventate, social, internet, passando per le fake news Hirst vuole farci riflettere sulla impossibile differenziazione tra ciò che vediamo e ciò che è. Non ciò che è vero: ma solo ciò che è.

Info: Galleria Borghese

Didascalia dell’immagine in alto:  Cerberus 

 


Fermale Archer


Hydra and Kali


Neptune


Reclining Woman


Tadukheba