16 Dic Costantino D’Orazio, Raffaello segreto. Dal mistero della Fornarina alle Stanze Vaticane
Sperling & Kupfer ed.
Non è facile raccontare la vita di Raffaello: i documenti antichi che lo riguardano sono molto rari. Per lui, parlano le sue opere, i capolavori ad alto tasso emotivo, dai quali parte il nuovo, affascinante studio di Costantino D’Orazio, storico d’arte e scrittore.
Raffaello Sanzio ha vissuto solo trentasette anni ma è stato protagonista di una carriera fulminea, che in meno di 15 anni lo ha portato a diventare il beniamino di pontefici e magnati.
Se ciò è stato possibile è perché, sul suo talento innato, gioca un ruolo fondamentale anche il carattere, frenetico e passionale, curioso e intraprendente.
Raffinato, abile, addirittura furbo e stratega: il genio del Rinascimento non teme i nomi dei suoi maestosi contemporanei e “fa un’operazione inaspettata perché non cancella e non allontana gli artisti che ha trovato, ma collabora con loro, facendo capire come sia un grande cortigiano, un uomo che sa tenere rapporti con i suoi colleghi, ma anche con la corte del papa, grazie alla sua grande affabilità”.
D’Orazio spiega che Raffaello, nato a Urbino nel 1483, ha fatto fortuna a Roma: “Lui arriva a Roma un po’ all’improvviso, si trovava a Firenze nel 1508, e abbandona senza neanche averla completata una grande pala d’altare che gli era stata commissionata nella città. Arriva a Roma e viene inserito nel cantiere delle Stanze Vaticane, dove già stavano lavorando dei grandissimi pittori, come Perugino, il Sodoma, Lorenzo Lotto, e gli basta dipingere un piccolo rettangolo per convincere il Papa, Giulio II, che fosse lui a meritare di dipingere tutte le stanze”.
E inoltre “va in gita a Tivoli, con Baldassar Castiglione e i cardinali più in vista dell’epoca, tanto da arrivare al momento in cui, poco prima di morire, Vasari rivela, che papa Leone X lo stava per far diventare cardinale, sarebbe stato un evento unico per la storia dell’arte”.
All’epoca infatti potevano dei civili potevano diventare cardinali, motivo per cui molti avevano figli.
D’Orazio conclude parlando del difficile rapporto tra Raffaello e Michelangelo. “Raffaello è stato un grande saccheggiatore dei maestri più grandi d’età di lui. Il suo è un lavoro estremamente camaleontico perché quando si trova a Firenze nella bottega di Leonardo comincia a dipingere esattamente come lui, quando poi arriva a Roma conosce la scultura e la pittura di Michelangelo e viene influenzato anche dal suo lavoro. Ha tuttavia un grande rispetto di questi artisti, ma assorbe, cercando poi di rimescolare il loro stile. Poi dal punto di vista umano ha un’adorazione totale per Leonardo, tanto da collocarlo da protagonista nelle vesti di Platone nella Scuola di Atene e invece non sopporta Michelangelo, soprattutto perché Michelangelo era un burbero. Lo collocherà dentro la Scuola di Atene solo all’ultimo minuto – svela – perché glielo chiede il papa, altrimenti lo avrebbe escluso da quel grande ritratto della corte pontificia”.
Info: Sperling & Kupfer