CLAUDIO CINTOLI. IMMAGINAZIONI SENZA LIMITI. 1962-1972. Sale museali di Palazzo Bisaccioni, Jesi

CLAUDIO CINTOLI. IMMAGINAZIONI SENZA LIMITI. 1962-1972. Sale museali di Palazzo Bisaccioni, Jesi

Fino al 25 luglio 2021

LA SPOLA TRA RECANATI E NEW YORK DI UN CREATIVO TOTALE

Luca Pratesi, insieme a Daniela Ferraria, cura la mostra dedicata a Claudio Cintoli, un artista originalissimo che rimbalzò dalle Marche a New York con ritmi incessanti e vivaci come è stato tutto il suo variegato itinerario artistico. Era nipote di Biagio Biagetti, direttore dei Musei Vaticani ad inizio secolo e fedelissimo della dottrina del Vasari, oltre che di affreschi a soggetto religioso che si conservano a Loreto. Un salto quindi verso il nuovo che Claudio affrontò con eclettico dinamismo. Certamente il periodo recanatese gli lasciò dentro parte dell’infinito leopardiano, così come la spinta verso l’altrove per scoprire ed esplorare nuovi ambiti ed orizzonti. I 10 anni dell’attività e della variegata produzione di Cintoli, 1962-1972, sono certamente tra i più significativi (se non i più importanti) della sua evoluzione psicologica; messi in evidenza anche dai collage e dalle figure che emergono nella memoria.
L’esposizione analizza in particolare alcuni dipinti inediti o poco noti come Speed Echipse (1966), La voce dell’erba (1966) o Flamingos (1966-67). In Due Dita (1964) vediamo due dita piegate che si stagliano su una spiaggia, che potrebbe essere a Porto Recanati, poco distante dalla casa del nonno. Le dita vengono definite dall’artista come una “immagine disturbo”, in grado di attirare l’attenzione per la sua incongruenza rispetto allo sfondo, che accomuna l’opera a Primo Piano (1965) e Occhio di mare (1965), entrambe appartenenti al ciclo marino. Di quello stesso ciclo fa parte anche Spiagge italiane (1965), di sapore marcatamente surrealista: una lingua di sabbia in lontananza fa da cornice a uno specchio d’acqua, mentre sullo sfondo le onde del mare si stagliano su un cielo sereno puntinato, dominato da una rosa rossa appena dischiusa. Sulla sabbia è appoggiato un orecchio nero che nasconde una figurina della quale si vede soltanto un braccio teso che sporge. Accanto troviamo una figura composita, con due gambe divaricate che sorreggono una sorta di maschera bicolore con un naso sporgente. Questo non può bastare per dare un’idea precisa di questo appuntamento jesino che, anche per l’apporto  evidente di Ludovico Pratesi che definisce la mostra molto diretta, cinematografica, con opere spesso mai vista di enormi dimensioni che rivelano i suoi trascorsi newyorkesi e la conseguente sensibilità a suggestione verso la pop art, ma anche  la sua propensione al surrealismo e alle sperimentazioni cinematografiche.

Info: la mostra

Didascalia dell’immagine in alto: Claudio Cintoli, Flamingos, 1966-67


Claudio Cintoli, Bè Bè o Blé, 1965


Claudio Cintoli, La voce dell’erba, 1966


Claudio Cintoli, Speed Echipse, 1966


Claudio Cintoli, Spiagge italiane, 1965


Claudio Cintoli, Due dita, 1964