CANOVA TRA INNOCENZA E PECCATO. Mart di Rovereto, Trento

CANOVA TRA INNOCENZA E PECCATO. Mart di Rovereto, Trento

Fino al 18 aprile 2022

SCULTORE SPLENDENTE NEI SECOLI. SEMPRE IMITATO. MAI EGUAGLIATO

Canova: ed è subito splendore. Di luce, di marmo e di carne. Sì perché ha “incarnato” nel marmo l’ideale di una bellezza eterna, fondata su principi di armonia, misura, equilibrio, affermandosi come massimo esponente del Neoclassicismo italiano. Erede della perfezione della scultura greca, ha saputo interpretare le istanze di un’epoca inquieta, a cavallo tra due secoli, dominata dall’Impero napoleonico. La sua ricerca, ricca di rimandi al passato, si apre così al futuro, lasciando in eredità un ideale estetico che continua a vivere fino a oggi. Con oltre 200 opere la mostra Canova tra innocenza e peccato indaga come questa eredità abbia influenzato i linguaggi contemporanei. Ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Beatrice Avanzi e Denis Isaia, presenta alcune tra le più significative esperienze artistiche nel campo della fotografia e della scultura. Il Mart mantiene così il suo impegno di creare cortocircuiti e aprono nuovi percorsi interpretativi, così come già avvenuto per gli eventi dedicati a Botticelli, Caravaggio e Antonello da Messina. Le opere dell’artista neoclassicista entrano così in dialogo con gli scatti di Irving Penn, Horst P. Horst, Carla Cerati, Eikoh Hosoe, Helmut Newton e Robert Mapplethorpe; le sculture di Adolfo Wildt, Leone Tommasi, Francesco Messina, Elena Mutinelli, Livio Scarpella, Massimiliano Pelletti, Giuseppe Bergomi, Giuseppe Ducrot, Filippo Dobrilla, Ettore Greco e Igor Mitoraj. Una sezione della mostra è dedicata anche ai “traditori” degli ideali estetici di Canova, artisti che hanno perseguito lo studio del corpo secondo canoni di bellezza differenti, come Miroslav Tichý, Jan Saudek, Joel-Peter Witkin, Sally Mann, Mustafa Sabbagh, Nadav Kander, Aron Demetz e Fabio Viale. Un’altra sezione, infine, è dedicata ai fotografi che hanno immortalato le opere di Canova custodite a Possagno, con gli scatti di Paolo Marton, i fratelli Alinari e Aurelio Mendola, nonché un consistente  nucleo di fotografie di Luigi Spina, oggetto di un importante progetto editoriale. Appare un po’ forzato il titolo “Canova tra innocenza e peccato”, che fa subito pensare ad una forte influenza di Sgarbi su questa scelta e del suo consueto obiettivo di accattivarsi un vasto pubblico. Un binomio tra chiaro e scuro peraltro raramente ritrovabile nelle opere fotografiche e in quelle di artisti più recenti. Bastava semplicemente indicare come la bellezza sia raramente raggiungibile e, ancor più raramente, decifrabile.

Info: MART


Antonio Canova, Ninfa dormiente, 1820


Antonio Canova, Amore e Psiche stanti, 1800


Antonio Canova, Endimione dormiente, 1819


Luigi Spina, Antonio Canova Danzatrice con cembali


Fabio Viale, Amore e Psiche, 2021


Elena Mutinelli, Ali di pietra, 2014


Horst P Horst, The mainbocher corset, 1939