Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia

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Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia

art-déco-324.241Musei San Domenico, Forlì

Fino al 18 giugno 2017

 

L’arte diventa espressione della borghesia. Opere, decorazioni, dipinti, sculture oggetti non più destinati a chiese e monumenti, (e comunque ad uso pubblico), ma alle case, alle dimore; siano esse ville oppure appartamenti di città. L’abitare diventa espressione di benessere, di gusto, di stile: appunto lo stile italiano che, ancora oggi, resta una delle ricchezze non solo culturali del nostro Paese e per il quale tutti ci amano in modo incondizionato e ci imitano non sempre felicemente. La mostra “Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia” curata da Valerio Terraroli, intende far conoscere al pubblico il linguaggio e la manifestazione artistica che si sono diffusi negli anni ’20 in Italia e nel resto d’Europa, per poi conquistare anche l’America nel decennio successivo: l’Art Déco, appunto, che però non è stata solo una corrente artistica ma un vero e proprio stile di vita, all’insegna dell’internazionalità e della mondanità. La ricerca del piacere di vivere e, più in generale, del lusso è solo uno dei tanti punti di riferimento di questa corrente nata in seguito alla scomparsa degli ultimi miti del XIX secolo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.
Il fenomeno Déco ha attraversato ogni declinazione artistica e non solo, dai bronzi ai metalli lavorati, dai vetri alle ceramiche, dagli arredi ai tessuti, dai gioielli agli abiti, senza dimenticare gli argenti: insomma, la produzione artigianale di più alto livello, che ha contribuito – e non poco – a far nascere e a favorire lo sviluppo del Made in Italy nel settore del design. Le sculture di Libero Andreotti, di Arturo Martini e di Adolfo Wildt costituiscono solo una parte del grande patrimonio lasciato da quell’epoca, ma non si possono dimenticare le sculture di Sirio Tofanari, gli impianti di illuminazione di Martinuzzi, le ceramiche di Gio Ponti e gli arredi di Buzzi.
Lo scopo di questa rassegna è quello di far conoscere al pubblico l’importanza che per la cultura artistica del nostro Paese hanno avuto le arti decorative moderne, sia dal punto di vista dell’originalità che dal punto di vista della qualità. I racconti delle opere di Galileo Chini si accompagnano ad artisti come Pietro Melandri, Francesco Nonni e Domenico Rambelli o ai dipinti di Cagnaccio di San Pietro, di Timmel e del già citato Martini.

 

Info: Mostre Fondazioni Forlì

 

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