
28 Giu ARNALDO POMODORO. QUASI 100 ANNI PER SVELARE I MONDI
NELLE SUE MARCHE LASCIA UNO SPAZIO MUSEALE CON SPLENDIDE OPERE E UNA SCUOLA DI SCULTURA
Originario di Morciano di Romagna nel Motefeltro, è stato scultore, grafico, orafo e artista totale. A Pietrarubbia nelle Marche, fondò e curò a lungo una “scuola tradizionale” di scultura per la lavorazione dei matalli e dei materiali. Fece parte di quel magico e favoloso gruppo che, quasi contemporaneamente, si ritrovò a Pesaro e formò quel nucleo di giovani e giovanissimi talenti per lo più docenti delle scuole cittadine, che poi definirono chiaramente una nuova corrente artistica scultorea a livello nazionale. Da Walter Valentini, a Loreno Sguanci, a Giuliano Vangi: tutti affascinati dall’atmosfera-flusso urbinate del Montefeltro e di Pesaro, restano un gruppo variegato ma unito di genialità che trae spunto e ispirazione dal territorio e dalla storia viva di un territorio. Oggi le sue iconiche opere di bronzo sono esposte in tutto il mondo, ad iniziare con quella posta davanti al Palazzo dell’ ONU a New York, (forse la sua più celebre), alla Farnesina a Roma, ai Giardini Reali di Copenaghen.
Parlare di Pomodoro è forse inutile e un po’ retorico, tanto l’amore e la notorietà di cui ha sempre goduto. Fratello maggiore di Giorgio “Gio” Pomodoro anche lui scultore, fa dapprima studi da geometra per scoprire presto la sua passione per il metallo e la scultura. Orafo in un primo momento, è negli anni Cinquanta che inizia a realizzare le prime grandi forme dopo il trasferimento a Milano dal 1954 quando inizia a tessere le sue trame segniche in rilievo creando situazioni visive al limite tra bi-dimensione e tridimensione.
“Per me – aveva raccontato l’artista già ultranovantenne – è stato un periodo fittissimo di scambi intellettuali”. Con Lucio Fontana ed altri fonda il gruppo Continuità.
L’ultima grande mostra nel 2023 in collaborazione con Fendi, al Palazzo della Civiltà Italiana, maison che aveva anche scelto una delle sue opere ambientali più significative, ingresso nel labirinto, per la sede di Via Solari a Milano.
Il Maestro lascia un’eredità immensa, non solo per la forza della sua opera, riconosciuta a livello internazionale, ma anche per la coerenza e l’intensità del suo pensiero, capace di guardare al futuro con instancabile energia creativa scrive ancora Carlotta Montebello dell’omonima Fondazione, che ricorda una frase di Pomodoro. “Non ho mai creduto alle fondazioni che celebrano un solo artista come unicum. L’artista è parte di un tessuto di cultura, il suo contributo attivo non può venire mai meno ed è per questo che ho concepito la mia Fondazione come un luogo attivo e vivo di elaborazione culturale, oltre che come centro di documentazione della mia opera, capace di fare proposte originali e non solo di conservare passivamente”.
Arnaldo Pomodoro, Sorrento
Arnaldo Pomodoro, Novecento, 2000
Arnaldo Pomodoro, Sole e altare, 1990
Arnaldo Pomodoro, Sfera, 1963- New York, Museum of Modern Art